INterna come l’arte che muove dal profondo, da intima gestazione ed entra nelle stanze più segrete INterna perché accolta in uno spazio voltato che le fa da grembo ed ha la suggestione della storia INterna perché rimanda l’eco di tre voci e affida a ciascuna tre carte per il gioco salvifico dell’arte.
Morena Chiodi gioca con l’ affabulazione delle forme che trasmutano le une nelle altre, un gusto innato per l’ars combinatoria, la metamorfosi che la porta ad incastonare insieme piccoli organismi osservati da focali sempre diverse. Nascono così acrobatiche nomenclature, costellazioni inaspettate, insoliti innesti, mirabilia. Un’algebra fantastica di gemme, cristalli, corolle, stami, steli, pollini, pungiglioni, ali, piume, carapaci, squame, aculei, un segno curioso e attento che fa brulicare la carta con tratti spessi e incisivi o sottili e volatili come pula. Una sensibilità per l’impercettibile, il minuscolo, il fragile che rimane attaccata alla mano capace di frugare nella memoria e ricomporre le sagome interiori delle scorribande all’aria aperta dell’infanzia.
Marta Mancini ci attrae con una nota rossa: un rosso liquefatto sciamanico e ancestrale scorre inquieto, si increspa e si ritrae, smarrendosi sull’orizzonte mediano della tela per poi ricomparire teso come filo d’Arianna sul ciglio delle due vicine, talmente sottile su una di queste che sembra spezzarsi. Alle intemperanze del rosso risponde un languido segno nero, steso senza infingimenti, che scolora nel soliloquio dei grigi in dissolvenza. L’ atmosfera è rarefatta, circonfusa da una luce pallida e opalescente ,di melanconica dolcezza, che le sovrapposte velature fanno vibrare, risvegliandone per contrasto il lucore. La tela è diventata membrana poetica che trattiene il fiato di evaporati segni, ne rimanda un suono arioso e dolente.
Le tre carte di Mirco Tarsi testimoniano una nemesi rispetto al suo lavoro precedente o meglio sono stati proprio i suoi vortici di mantra dentati, così soggetti alla disciplina di una rigorosa tecnica, col potere ipnotico della ripetitività, ad averlo condotto alla vertigine e a frantumare lo specchio dell’autoritratto da cui tutto era partito. Da rabdomante dell’arte Tarsi cerca ora nelle acque del suo immaginario alchemico non la fissità ma il riflesso vago e misterioso di nuovi segni visionari , ascensionali, liberi e perturbabili . Ecco allora emergere dalla profondità di queste acque l’albedo di una riverberante Arcinuvola assunta in cielo, l’impalpabile e vaporoso volo di Vola via che feconda d’ oro il manto azzurro dell’orizzonte, la nigredo di Pericolo dove si eclissa la collisione di una fluorescente cometa. Per Mirco Tarsi l’arte è un moltiplicarsi di epifanie, un alato desiderio che sempre sfugge ma che è suo destino inseguire.
INterna è un invito a scavare in una dimensione profonda e contemplativa, per entrare in risonanza con il nostro diapason interiore e comprendere che le opere esposte non ci offrono miraggi di senso ma quando ci toccano ci fanno abitare poeticamente il mondo.
Le loro passioni dicono molto sulle loro gioie nella vita. Sono di casa nel teatro, nella letteratura, nella danza, nella musica, nella pittura, nell'architettura d'interni, nel design. Il Sublime Eyewear Lifestyle Shooting ritrae persone per le quali lavoro e vita privata, vita quotidiana e attività preferita formano una simbiosi ideale. Ciò vale anche per la scelta degli occhiali nell'interazione tra estetica e funzione.
"Non è mai stato creato nulla di grande senza entusiasmo"