mercoledì 25 giugno 2014




Cambio casa Cambio vita

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Cari amici

con piacere ed orgoglio
sono qui a comunicarvi che

mercoledì 2 luglio alle 21.10 su La5 (canale 30)
nell'ultimo episodio della quarta serie di

"Cambio casa Cambio vita" 

Andrea Castrignano 
per completare questa sua nuova e straordinaria ristrutturazione 
ha scelto una mia opera

"Struttura con turchese" 2014
olio su tela 
cm 120x160


Auguro a tutti una buona visione

Marta 






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lunedì 16 giugno 2014

solea 2013










marron glacé 2013 
olio su tela 
cm 140x140 





senza titolo 2013 
olio su tela 
cm 75x75





http://www.soleahotel.com/
nuove sviste 2008
chiesa san bernardo jesi











2/3 contemporaneo jesi 2011








Concetto “temporale”. Attese.
di Chiara Canali


L’intersecarsi dei piani ortogonali e lo sviluppo fluido del colore costituiscono la sintassi attraverso cui si esprime la ricerca di Marta Mancini. Attiva a Jesi fin dai tempi del diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, da una decina d’anni l’artista lavora con assiduità e rigore per circoscrivere e definire sempre di più in pittura il suo concetto di astratto. Parliamo di astrazione ma non di assenza. L’astrazione viene intesa non come distacco e apatia, bensì come schermo piano sul quale si imprimono le tracce eloquenti di una storia soggettiva, perché la sua ricerca comunica a un livello evocativo ed emozionale sotteso.
Marta Mancini pratica una pittura lieve e insieme drammatica che si palesa per metafore e, attraverso la forma astratta, i suoi lavori anticipano una natura soprasensibile tutta da scoprire. Le sue opere sono sempre connotate da un titolo lirico e poetico, attribuito al termine della realizzazione dell’opera, che esprime direttamente lo stato d’animo dell’artista durante l’esperienza soggettiva della stesura pittorica. Sulla superficie di ogni quadro è infatti possibile per l’artista registrare fisicamente la perfetta intuizione di un moto poetico: Quello che resta oppure Ti invade l’anima sono esemplificativi di questa morfologia. Espressiva ed empatica, greve e luminosa, la sua pittura si manifesta nella presenza e al tempo stesso nella perdita.
Eppure il suo quadro astratto non manifesta una comunicazione immediata e diretta, in quanto la libertà espressiva sembra essere limitata da uno schema formale talvolta rigido, talvolta liquido e mutevole. Inizialmente la griglia geometrica sembrava assente e aleatoria e spesso comparivano forme circolari e slabbrate che interrompevano lo scorrere fluido delle cromie. In seguito è emersa sempre più prepotentemente la necessità di un rapporto costante, seppure problematico, fra i colori e il reticolo geometrico che sembrava limitarli. All’interno dei quadri astratti Marta Mancini utilizza file ritmiche di strisce orizzontali e linee verticali accatastate perché questo è il linguaggio visivo che le permette di razionalizzare meglio lo spazio. Ne sono un esempio le opere Untitled (2010) dove una texture geometrica, si espande e si contrae fino a generare un libero sviluppo di bande a incastri.
Lo stile di Marta Mancini è determinato dalla necessità di fare un quadro che si basa su due nature apparentemente inconciliabili: una che comporta l’ordine della griglia spaziale e l’altra che prevede lo scompiglio della trama temporale. La superficie dipinta a mano porta con sé il peso della visione nel tempo, della contemplazione attraverso la storia, del perdurare nella memoria. Attraverso lo sconvolgimento del disegno, il peso del tocco e le sfumature del colore l’artista afferma la possibilità che le forme si sfumino, si sovvertano e si carichino di una realtà trasformata, che preannuncia un perturbamento temporale, al di fuori del perimetro spaziale.
In questa sua predisposizione, la pittura di Marta Mancini è senz’altro debitrice della lezione di Sean Scully, il maestro irlandese che ha conosciuto e incontrato personalmente e a cui ha dedicato la propria tesi accademica. Nella pittura drammatica di Scully non viene più presentato un campo astratto olistico ed unificato, destinato a fornire stati o risposte assolute, bensì una griglia suddivisa in riquadri plurimi che si oppongono all’unicità di spazio-tempo. Affermava Scully in un’intervista: “Nelle mie opere il dramma ruota attorno alla lotta tra forme sistematiche e unificanti e i vari piani e collegamenti al cui interno esse sono obbligate a esistere. È questa un’arte di relazioni che io spero abbiano equivalenza con la disgiunzione e la costante costruzione del mondo”.

Allo stesso modo nelle opere di Marta Mancini se la forma appare concettualmente architettonica e definita, la sovrapposizione delle tonalità e il lento fluire del colore oltre il reticolo geometrico alludono a un’esperienza percorribile in un’ottica di durata nel tempo.
E qui entrano in gioco i lavori dal titolo emblematico “Attese” che da un lato risultano un omaggio all’opera di un altro grande astrattista italiano, Lucio Fontana, e dall’altro innescano quella dialettica temporale a cui facevo riferimento in queste ultime mie riflessioni. La serie “Attese” è costituita da un polittico di riquadri orizzontali inseriti in scatole di ferro che presentano una superficie lavorata a motivi differenti: a righe orizzontali sovrapposte, a spazi triangolari tagliati da una X, a zone informali modellate con sabbia e cera, a inserti superficiali di residui materici tondi (fondi di colore essiccati e applicati come fossero formelle oggettuali). Nessun dipinto vive come singolo ideale a sé stante, ma ciascuno dei pannelli è concepito per essere visto nell’insieme, secondo una costante idea di iterazione, variazione e ripetizione, come se costituisse una sezione ininterrotta di una sequenza che si dispone nell’arena visiva, rendendo possibile la comunicazione nella disunità. In più, la collocazione a terra, nello spazio ambientale della galleria, restituisce una percezione diversa, anche per il fatto che l’illuminazione che percepiscono non è quella aerea e soffusa, bensì quella diretta derivata dalla collocazione di singole lampadine che pendono verticalmente a distanza ravvicinata sull’opera. Il senso dell’ “attesa” si configura dunque sia dal punto di vista spaziale, che temporale recuperando il senso ampio e poli-allusivo delle “Attese” di Fontana: la ricezione di queste opere si apre ad un’intenzione contemplativa, quasi vagamente metafisica, che prevede un’allusione primordiale, di astrazione archetipa.
D’altra parte anche la struttura della superficie pittorica imbevuta di luce che promana dall’alto sottintende l’idea di rivelazione teofanica, di epifania secondo il significato epistemologico dato da James Joyce in “Dubliners”, cioè di improvvisa rivelazione di una verità emblematica o della realtà interiore delle cose, che si può manifestare in un frammento, nella descrizione di un oggetto comune o insolito. In questa accezione è indicativo uno dei racconti scritti da Joyce intitolato Eveline in cui leggiamo “Attendeva paziente, quasi allegra, senza nessuna ansia, mentre i ricordi cedevano il posto a speranze e progetti”.
L’aspettativa del futuro è sempre connessa con la memoria del passato, in un connubio che rende compresenti le emozioni provate nel passato e riattualizzate nel presente e le esperienze, apparentemente inconciliabili con la memoria, delle speranze e delle attese. Sono forse le categorie del non-ancora e dell’in-compiuto che caratterizzano meglio la ricerca pittorica di Marta Mancini, in un orizzonte di senso che allarga la nostra percezione dell’interiorità e del tempo.




INSTALLAZIONE DI 
MARTA MANCINI 
LUNGO LA LINEA ROSSA 
DI CONTEMPORANEO A JESI


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Uno stormo di carte
in bianco volo
sulla scia rossa
della cometa
presto sarà Natale

Martina Majolatesi




_____________________
  
DAL 27/11/13 AL 25/01/14












http://www.contemporaneohouse.it/t/Negozio_di_Jesi__Lungo_la_Linea_Rossa/ps/81/f/1

domenica 15 giugno 2014

CV



Marta Mancini è nata il 27 Novembre 1974 a Jesi, dove vive e lavora.

Dopo essersi diplomata nel 1998 all'Accademia di Belle Arti di Urbino nella sezione di Pittura, espone le sue opere in numerose mostre collettive e personali.

Il suo studio si trova nel centro storico di Jesi, in un’antica bottega orafa all’interno del Chiostro Sant’Agostino.

 

 

 

Personali
 

2022

 

 

×         Food&Fine Mixology

Foresteria Filodivino

San Marcello (An)

 

×         “Aurore”

Marchegiani Arte Orafa

Ravenna

 

 

2021

×         “Oblio”

Chiostro Sant’Agostino

Jesi (An)

 

 

2019

×         “Opere 2018/2019”

Solea _ albergo di campagna

Ripe (An)

 

 

2017



×         "Il silenzio del vento"

Contemporaneo

Senigallia (An)

 

2016

×         “Dialogo sospeso”

Chiostro Sant’Agostino

Jesi (An)

 

2016

×         “Appese ad un filodivino”

Foresteria Filodivino

San Marcello (An)

 

2013

×         “Lungo la linea rossa”

Galleria Contemporaneo

Jesi (An)

 

2011

×         “2/3”

Galleria Contemporaneo

Jesi (An)

 

2009

×         “S.T.”

Solea, albergo di campagna

Ripe (An)

 

2008

×         “Nu9ve sviste”

Chiesa San Bernardo

Jesi (An)

 

×         “Assente”

Atelier dell’Arco Amoroso

Ancona

 

×         “d2”

Osteria del teatro

Senigallia (An)

 

 

 

 

 

 

 

 

Collettive

2022

×         Arte Domiciliata

Casa Studio Giancarlo Ercoli

Jesi (An)

 

 

2020

×         La MOLE_cultura presente

Ancona

 

 

×         Exsistentia

Spazio Urano

Roma

 

 

×         City post

Città di Jesi (An)

 

2018

×         Spazio Zanotta_Achille Castiglioni 100th

Contemporaneo

Ancona

 

×         Associazione ArtGallery Milano

Artista del mese

 

×         COMPENDIO DEL TEMPO SOSPESO

Microbo

Milano

 

2015

 

×         “Dialogo”

Il Cantiere Artistico

San Mauro Pascoli (FC)

 

 

×         Sphinx Thebes Festival

Tebe (GR)

 

×         “Any given post-t”

White Noise Gallery

Roma



2013

×         “Di sguardi”

Solea _ albergo di campagna

Ripe (An)

 

×         2012

“IL FUORIMOBILE_ lo spazio unico & multiplo”

Corso Como

Milano

 

2011

×         “012 Profetica, pro_etica, poetica”

Paratissima 2011

Stazione Porta Nuova

Torino

 

2010

×         “Premio Focus-Abengoa”

Ospedale de los Venerable

Siviglia (ES)

 

×         “Art-cevia” International Art Festival

Arcevia (An)

 

2008

×         “Artefatto – blitz estetico”

Sala Arturo Fiffke

Trieste

 

2007

×         “Profilo d’Arte”

concorso di pittura per artisti emergenti

Museo della Permanente

Milano

 

2007

×         “Il male”

Premio Arti Visive San Fedele Milano 2006/2007

Galleria San Fedele

Milano

 

2007

×         “Sogno: titolo provvisorio”

Lordflex

Serra de’ Conti (An)

opere_ 2010/2011


il dolce e l’amaro_ 2011 olio su tela cm 180x180

la parte d’ombra_2011 olio su tela cm 130x130
avorio di-vento_ 2011 olio su tela cm 160x160

quello che resta_ 2011 olio su tela cm 160x160

s.t._ 2010 olio su tela cm 100x100

s.t._ 2010 olio su tela cm 130x130

opera selezionata nel 2010 al premio focus-abengoa di siviglia (es)


s.t._ 2010 olio su tela cm 20x20
polvere_ 2010 olio su tela cm 20x20

calma fluida_ 2011 olio su tela cm 180x180